L’importanza della mano sostenuta dalle neuroscienze ðŸ§
- Educatrici Montessori
- Nov 15, 2019
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A conferma di quanto ha sempre sostenuto Maria Montessori, di recente il neuroscienziato Matti Bergström ha affermato che «La densità di terminazioni nervose sulla punta delle dita è enorme. La loro capacità di discriminazione è quasi buona quanto quella dei nostri occhi. Se non usiamo le dita, se durante l’infanzia e la gioventù si diventa ciechi-sulle-dita (finger-blind), questa ricca rete di nervi si impoverisce, il che rappresenta una perdita enorme per il cervello e ostacola lo sviluppo a tutto tondo dell’individuo. Tale danno può essere paragonato alla cecità vera e propria. Forse peggio, perché un cieco potrebbe semplicemente non essere in grado di trovare questo o quell’oggetto, mentre il cieco-sulle-dita non può capire il suo significato e valore intrinseco». Come afferma F. Pinto Minerva, Maria Montessori individua proprio nella mano il principale organo dell’intelligenza, nella misura in cui, attraverso le infinite manipolazioni delle cose dell’ambiente che la mano consente, il bambino attiva il proprio apparato senso-percettivo, coinvolgendolo in appassionanti processi di osservazione, investigazione, ragionamento e conoscenza. Il movimento della mano del bambino che afferra le cose rappresenta lo sforzo dell’io di penetrare nel mondo, ma l’adulto non se ne occupa, anzi, ha paura che i suoi oggetti possano rompersi, per cui li difende a discapito del bambino, che viene relegato in un piccolo box, legato in una sdraietta o in un seggiolone, e quando il bambino, con la sua rapidità riesce con la mano a servire la sua psiche, l’adulto si precipita a bloccarlo. In questo modo non viene consentito al bambino di raccogliere dall’ambiente gli elementi necessari alla sua costruzione mentale perché l’ambiente familiare non considera questo bisogno del bambino. Quest'ultimo però «non si muove a caso, egli costruisce le coordinazioni necessarie a organizzare i movimenti sulla guida del suo io, che comanda. È l’io, il grande organizzatore e coordinatore che sta facendo una unità sola tra la sorgente psichica e gli organi della espressione, a prezzo di continue esperienze integrative. L'importante è dunque che sia il bambino, nella sua spontaneità , a scegliere ed eseguire gli atti».
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