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Quando tu comprendi il bambino il bambino comprende te

Updated: Oct 29, 2019

Juno Maternità 🤱🏼 Quando tu comprendi il bambino, il bambino comprende te. Osho

C’è un motto che adopero sempre parlando ai genitori durante i miei corsi ed è che “la perfezione non esiste e non dovrebbe mai esistere”.


Uno dei primi sentimenti che si scatena nella mamma, e spesso anche nel papà, è il senso di inadeguatezza… Riuscirò a capire quello che vuole dirmi? Sarò all’altezza di questo compito? Comprendere i segnali poi…soprattutto all’inizio di questa grande avventura insieme, può essere davvero complesso…


Ce la mettiamo tutta, davvero tutta, ma a volte sembra non bastare perché, come è normale che sia, il modo più comune che il nostro piccolo ha per rapportarsi a noi è il pianto, manifestazione che non è sempre di immediata interpretazione.


E cosa vi viene in mente se pensiamo, ad esempio, al pianto inconsolabile dei primi mesi trascorsi assieme? Le famigerate coliche!


Esistono diverse scuole di pensiero a riguardo ma, principalmente, le due più note sono: - Si tratta di gas e dolore al pancino; - Le coliche non esistono ma sono solo una manifestazione emotiva di un disagio vissuto del bambino.


Il primo punto può avere un fondamento se pensiamo che i nostri piccoli nascono “immaturi”: al momento della nascita infatti tutti gli organi preposti alla sopravvivenza sono pronti mentre altri, per favorire la perfetta preparazione dei primi, seguono una sorta di “coda” perché, nel pancione, non hanno appunto funzioni “vitali”. Questo vuol dire che, ad esempio, l’apparato digerente continuerà a maturare dopo l’arrivo al mondo e nei primi mesi (favorito anche dalle proprietà del latte materno). Un corpo in continua evoluzione ha quindi delle fasi di cambiamento che non saranno altro che segnali dello sviluppo fisiologico del bambino.


Cito una frase tratta da un bellissimo articolo di consulenteallattamento.it


(…)“La definizione “ufficiale” di coliche dice che il bambino piange in modo intenso e apparentemente inconsolabile per almeno tre ore al giorno, almeno tre giorni a settimana e per almeno tre settimane di seguito (…)


Se quindi capita che, per un tempo relativamente breve (anche se a volte sembra davvero essere infinito) pianga, contraendosi spasmodicamente, niente è fatto a caso, ma non si tratterà di vere e proprie coliche (dovute magari allo sviluppo di un'intolleranza): lo fa perché deve imparare ad adoperare il “torchio intestinale” (un tipo di contrazione che serve ad evacuare) e, facendolo, questo movimento provoca la fuoriuscita naturale di aria o feci;


Per i piccoli poi, per il momento, il pianto è il mezzo di comunicazione prevalente. Pensiamo alla fine della nostra giornata: siamo stanchi, stressati…forse non siamo riusciti a fare tutto quello che ci eravamo prefissati...magari abbiamo avuto una discussione o stiamo stati in un ambiente caotico e rumoroso. Con le dovute eccezioni questa stessa situazione viene subìta anche dai nostri piccoli che, durante tutto l’arco del giorno, avranno immagazzinato stimoli e vissuto in un ambiente profondamente diverso da quello che li ha accolti e coccolati fino a poco tempo prima…un ambiente ovattato e caldo, in cui tutto è ammorbidito, attutito dal corpo della mamma.


È per questa ragione che trovo che il secondo punto di questo post, quello cioé che afferma che le coliche non esistono, sia strettamente correlato al primo.


Proviamo a dargli una lettura meno “estrema” (il mio lavoro da doula mi porta spesso proprio a cercare di leggere e far leggere ogni cosa in una versione più morbida, per trovarne il senso vero, evitando giudizi e pregiudizi) e torniamo all'inizio, rileggiamo le prime righe: la perfezione non esiste…


Cosa voglio dire? Il post partum è un momento estremamente delicato, in cui spesso mamma e papà non si sentono accolti venendo invece sommersi da opinioni e consigli non richiesti; aggiungiamo a questo aspetto il fatto che nessuno può insegnarci a fare i genitori e che questo bellissimo carico (di responsabilità e timori) lo sentiamo proprio tutto! Quando il nostro piccolo non sta bene o quando, più semplicemente, non è così facile interpretare i suoi segnali, noi ci preoccupiamo, ci agitiamo, cercando la soluzione migliore per loro… I bambini sono creature profondamente sensibili e ricettive e le nostre preoccupazioni e la paura di sbagliare vengono profondamente comprese, assorbite, da nostro figlio che riproporrà il nostro comportamento (come fosse uno specchio messo proprio davanti a noi).


Unendo i punti assieme, quale è la vostra sensazione ora? Cosa pensate che possa davvero essere utile per i nostri piccoli? Non è affatto semplice, no…questo non lo direi mai… Ma trovo che, se comprendiamo come, scientificamente ed emotivamente, loro stiano adattandosi al mondo, riusciremo ad essere più calmi e pazienti. Con noi stessi prima che con chiunque altro. Coccoliamoci, coccoliamoli: accogliamo il loro pianto facendo un bel respiro e cercando così una diversa chiave di lettura che aprirà, pian piano, i nostri mondi, mettendoli in comunicazione e ci unirà, rendendo il nostro legame più forte e sicuro.


ree





 
 
 

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